L’avvocato, un mestiere legato a un’iconografia tanto riconoscibile quanto controversa
Siamo abituati a pensare al professionista legale come ad una figura austera, formale, orgogliosa del proprio sapere e particolarmente affezionata al proprio linguaggio tecnico, alla carta stampata e all’utilizzo di strumenti desueti che rappresentano ancora una vera e propria coperta di Linus. Ma siamo davvero sicuri che oggi questa professione non sia cambiata o, perlomeno, non stia cominciando per essa un processo di modernizzazione e di progresso?
Forse no, e infatti, oggi sentiamo parlare di avvocato 4.0: un professionista moderno, poliglotta, in grado di comprendere il valore della tecnologia, dei processi di business e della comunicazione. Un tecnico del diritto che sappia però utilizzare il mezzo informatico e tramite esso possa veicolare contenuti, fornire prodotti, ideare progetti, proporre servizi all’avanguardia – abbandonando il concetto di “costo legale” verso il concetto di “opportunità legale”.
Questo cambio di mentalità sta rappresentando terreno fertile per la crescita di un settore economico che produce servizi tecnologici a beneficio di addetti ai lavori (studi legali, avvocati, direzioni affari legali, forze dell’ordine) e privati cittadini (consumatori): il legal tech. Questa crescita è stata esponenziale negli ultimi dieci anni (grazie ad un costante afflusso di nuovi operatori pronti a sovvertire il modello di offerta consolidato proposto dagli studi legali tradizionali) ed è culminata, nel 2019, con un investimento di capitale per più di un miliardo di dollari.
Da ciò si possono trarre due conclusioni: la prima è che Il giurista, oramai, si sia reso conto di trovarsi di fronte alla scelta tra due scenari, evolversi o estinguersi; la seconda è che esiste un vero e proprio comparto economico di imprese pronte a vendere soluzioni adatte a compiere questo passaggio evolutivo.
Ma quali sono i campi del diritto in cui meglio il germoglio della tecnologia legale è potuto attecchire e in cui sono stati fatti i più importanti investimenti?
Primo fra tutti, la privacy. Il GDPR, il nuovo Regolamento Europeo per il trattamento e la protezione dei dati personali (reg.UE n°679/2016) è legato a doppio filo con il concetto di digitale. È infatti una delle pochissime norme che prevedono espressamente l’utilizzo di strumenti tecnologici per il raggiungimento della compliance, ad esempio all’art .12 comma 1, che recita: “Il titolare del trattamento adotta misure appropriate per fornire all’interessato tutte le informazioni di cui agli articoli 13 e 14 e le comunicazioni di cui agli articoli 15 a 22 e all’articolo 34 relative al trattamento in forma concisa, trasparente, intelligibile e facilmente accessibile, con un linguaggio semplice e chiaro, in particolare nel caso di informazioni destinate specificamente ai minori. Le informazioni sono fornite per iscritto o con altri mezzi, anche, se del caso, con mezzi elettronici.”
Questa specifica previsione normativa ha comportato la nascita di un vero e proprio trend nel mondo della tecnologia legale, rappresentato da software (soprattutto Saas – Software As A Service – un software in abbonamento) e servizi che possano al meglio veicolare le informative previste dall’art 13 e 14 GDPR, registrare i consensi al trattamento dei dati ( ad esempio per le finalità di marketing, fondamentali per l’imprenditore per convertire il costo dell’adeguamento in opportunità di business) o presentare le Cookie Policy.
L’uso di strumenti tecnologici moderni, una UX e una UI efficaci e ben progettate, un linguaggio chiaro e accessibile, i processi di gamification e l’eliminazione del supporto cartaceo sono ormai un leitmotiv della tecnologia legale connessa alla privacy.
Il secondo campo in cui il legal tech ha potuto esprimersi al meglio è ormai la nota e discussa blockchain. La consultazione pubblica lanciata il 18 Giugno 2020 per raccogliere proposte sulla strategia nazionale per l’utilizzo della blockchain e la successiva creazione del documento sulla Strategia italiana di Blockchain e Distributed Ledger, oltre l’istituzione del Fondo Blockchain che nel 2019, 2020 e 2021 ha visto stanziati 15 milioni di euro, sono chiari segni del fatto che il MISE sia ben consapevole di quanto, in Italia, ci si aspetti da questo potente strumento.
Blockchain sta rivoluzionando il concetto di tutela, in particolar modo nel campo della proprietà intellettuale. L’immutabilità e la validazione condivisa proprie dei registri blockchain, il timestamp (proveniente dalla transazione di criptovaluta) utilizzato come prova di anteriorità, oltre che la possibilità di poter tracciare un file tokenizzato nel corso delle sue cessioni, sono tutte caratteristiche di questa tecnologia che forniscono uno strumento disruptive e di potenziale illimitato nella tutela delle opere, dei progetti e perché no, anche degli asset immateriali.
Provare l’utilizzo di un marchio per non incorrere nella decadenza per non uso, proteggere prodotti o progetti ad alto contenuto creativo ma non brevettabili, certificare la filiera di un prodotto alimentare, favorire la riscossione del “diritto di seguito” (un istituto che in Italia, ad esempio, è rimasto pressochè inapplicato fino al 2006 dal momento che le condizioni necessarie alla sua riscossione ne limitavano fortemente la portata) delle opere d’arte grazie alla loro conversione in NFT (Non-Fungible-Tokens), autenticare un contratto sono solo alcune dei possibili utilizzi della blockchain che stanno rivoluzionando il mondo del diritto.
Terzo ambito di applicazione, l’AI, l’intelligenza artificiale. La necessità per gli esperti del diritto di dover fornire sempre più assistenza qualificata ai propri clienti in questioni innovative come la responsabilità delle intelligenze artificiali e la modellazione dei comportamenti basata sui dati è stata il primo motore immobile dello sviluppo di tecnologie software per semplificare le operazioni, renderle più snelle e soddisfare i clienti moderni e più innovativi.
Queste sono solo alcuni dei possibili utilizzi di tecnologie di Intelligenza Artificiale connesse al diritto:
- La revisione dei documenti AI/ML: algoritmi addestrati ai dati che analizzano i documenti legali in molte aree, dalla gestione dei rischi alle fusioni e acquisizioni ai casi di conformità;
- La creazione di piattaforme di gestione di documenti e contratti che automatizzano (o semplificano) la creazione di modelli, la negoziazione di clausole e l’analisi dei contenuti legali;
- L’ideazione di strumenti atti ad ottimizzare il flusso di lavoro: sistemi che consentono agli avvocati di digitalizzare e automatizzare i flussi di lavoro;
- L’utilizzo degli smart contract: clausole di esecuzione autonoma nei contratti legali abilitati da DLT, Internet of Things (IoT), ecc.;
- La nascita di strumenti di e-discovery: soluzioni tecnologiche che semplificano e automatizzano le fasi di ricerca elettronica (pensiamo, ad esempio, ad algoritmi di machine-learning che raccolgono ed elaborano documenti e li preparano per la revisione da parte di un avvocato);
- Il sempre maggior utilizzo di chatbot legali: strumenti automatici che consentono agli utenti di ottenere risposte a domande legali di base in una chat o messenger e che favoriscono la fruizione di un Protocollo o lo screening del cliente per proporre la consulenza migliore.
Conclusioni
Stiamo attraversando un periodo storico rivoluzionario, un’epoca dove la tecnologia avanza a passi da gigante in tempi molto brevi. Dove chiunque, indipendentemente dal luogo e dal tempo, può ripensare ed immaginare nuove prospettive. Può far cadere paradigmi vecchi e inadatti ad una società digitale, ma non ancora digitalizzata.
Oggi stiamo già cavalcando, come magistralmente descritto dal prof. Luciano Floridi, un mondo on-life dove la distinzione tra fisico e digitale non esiste più, in cui è necessario sviluppare modelli intuitivi, agili, accessibili e coinvolgenti di applicazione del diritto. Il mercato legale è già cambiato. Oggi possiamo scomporre e fornire attività legali attraverso modalità alternative, utilizzando lo strumento più efficace possibile. Troviamo infatti servizi legali personalizzati, standardizzati, esternalizzati e sistematizzati.
Per andare oltre, nel suo significato più concreto, dobbiamo fare un passo in avanti. Dobbiamo tornare ad ascoltare. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare il modo nel quale le cose sono sempre state fatte. Un nuovo rapporto tra aziende, utenti e mondo del diritto. In questo particolare periodo, dove lo stravolgimento è all’ordine del giorno, è importante dare una “spinta gentile” per pungolare il mercato. Oggi è possibile rivoluzionare le modalità attraverso le quali gli studi legali raccolgono, analizzano e risolvono problemi legali. La flessibilità e l’abbassamento dei costi ci permettono di utilizzare la tecnologia per gestire rapporti, creare e certificare documenti e processi.
È necessario far emergere la semplificazione del linguaggio e utilizzarla per guidare una riprogettazione completa dei documenti legali. Gli studi legali stanno diventando delle “media company” e i progetti che generano passeranno da una logica di costo ad una di investimento, rendendo così l’ambito legale un vero elemento di business. Ogni cambiamento fa evolvere una specie, regredendone un’altra, in un equilibrio che è dinamico. Esiste, ma cambia continuamente. Anche il mondo legale deve evolvere, alle volte semplicemente per rimanere nello stesso posto, altre per far diventare gli operatori del diritto quelle gazzelle così rapide e leggere.
CORSO ACCREDITATO SU LEGAL TECH ACADEMY
Legal Tech & Legal Transformation
Dagli studi legali tradizionali al comparto assicurativo, sono molti gli ambiti a beneficiare della trasformazione digitale. Attraverso l’analisi di casi studio, il corso illustra come le nuove tecnologie possono inserirsi all’interno delle organizzazioni per migliorarne l’efficienza e analizza i cambiamenti introdotti dal legal tech, con un focus sullo stato dell’arte dell’innovazione nel nostro paese.