Courtroom5: in aula senza avvocato

Nel nostro ordinamento, ​​​​la legge non prevede la possibilità di presentarsi in tribunale senza un avvocato e difendersi da soli per casi di diritto penale. Per quanto riguarda un processo civile o tributario, le cause non devono superare un certo valore. Se si vuole evitare di andare in aula davanti ad un giudice o non ci si può permettere un avvocato, la soluzione più comoda è rivolgersi ad un mediatore per risolvere la controversia. Nel sistema common law invece, come negli Stati Uniti e nel Regno Unito, è possibile autodifendersi, ovvero assumere la propria difesa, senza la necessità di farsi rappresentare da un legale. La difesa pro se è ovviamente un rischio, perché non avendo le competenze di un avvocato, si rischia di non essere capaci di difendersi in modo appropriato.  

La piattaforma online Courtroom5 è nata proprio per sopperire alla figura del legale e permettere a chiunque di affrontare un processo senza l’assistenza di un professionista. Questo strumento, infatti, offre un training specializzato, dando una preparazione adeguata ai consumatori. L’obiettivo di Courtroom5 è rendere l’accesso alla giustizia più democratico, rendendo anche chi non può usufruire di un avvocato in grado di avere ugualmente la possibilità di difendersi in modo degno e adeguato. Su questa piattaforma vi sono varie funzionalità e strumenti necessari per preparare la propria difesa o accusa. 

Un fattore che ancora frena la costituzione di un sistema giudiziario equo e inclusivo è il gap economico. Courtroom5 mira proprio a cercare di eliminare questa disparità tra chi ha la possibilità di permettersi di pagare i migliori avvocati e chi, invece, non ha le disponibilità e resta senza difesa. Non essere assistito da un avvocato rende difficile conoscere la propria condizione e la situazione giuridica in cui ci si trova, e questo provoca l’inaccessibilità alla giustizia. La piattaforma in questione ha l’obiettivo di risolvere anche questo vuoto fornendo le conoscenze legali di base, la normativa e la giurisprudenza relative al caso in cui è coinvolto l’utente, proprio per avere le giuste informazioni atte a comprendere la propria situazione. 

Courtroom5 però resta pur sempre una piattaforma online e le sue capacità sono limitate, prima di tutto perché manca un’interazione diretta come quella che si ha tra l’assistito e l’avvocato. Un’assistenza legale non può essere solo confinata ad una questione nozionistica. La strategia processuale che un avvocato decide di mettere in campo e il modo in cui prepara il proprio assistito sono qualcosa che difficilmente può essere sostituito, almeno in toto, da una piattaforma. Inoltre, alcuni casi sono troppo complessi e necessitano di un’interpretazione più accurata e conoscenze più approfondite. Sebbene i casi per cui è stata ideata Courtroom5 riguardino la sfera civile – non viene utilizzata in campo penale – è necessario affidarsi con prudenza a strumenti come questi. 

La domanda è piuttosto alta, però, perché negli Stati Uniti milioni di persone si presentano in aula di tribunale senza un avvocato. Quello che si propone di fare Courtroom5 è di far andare queste persone in aula preparate, capaci di mettere in piedi una difesa decente. Coloro i quali non hanno scelta e non hanno altra possibilità che assumere la propria difesa per mancanza di mezzi, con questo strumento hanno la possibilità di studiare e informarsi sul proprio caso attraverso un training mirato. 

La domanda è piuttosto alta, però, perché negli Stati Uniti milioni di persone si presentano in aula di tribunale senza un avvocato. Quello che si propone di fare Courtroom5 è di far andare queste persone in aula preparate, capaci di mettere in piedi una difesa decente. Coloro i quali non hanno scelta e non hanno altra possibilità che assumere la propria difesa per mancanza di mezzi, con questo strumento hanno la possibilità di studiare e informarsi sul proprio caso attraverso un training mirato. 

La cofondatrice e CEO di Courtroom5 Sonja Ebron ha dichiarato a LawNext che la sua motivazione nel creare Courtroom5 è arrivata proprio dalla sua esperienza personale. Entrambe le fondatrici non sono giuriste, ma hanno avuto modo di fare conoscenza del sistema giudiziario in modo diretto: citate in giudizio, hanno assunto la propria difesa e notato quello che non andava nel sistema. Da un’esperienza comune con milioni di statunitensi hanno voluto fare qualcosa per cambiare un ingranaggio in crisi. Il sistema, soprattutto, è molto più intricato per le persone che appartengono ad una minoranza: per loro, cercare di navigare nelle questioni giuridiche del paese può risultare ancor più impossibile. 
Per questo motivo, hanno deciso di fare qualcosa: Ebron, da ingegnera, ha sviluppato un modo per aiutare altri che si trovano nella stessa situazione, quella di chi non può permettersi un avvocato. La combinazione di innovazione tecnologica e servizi legali consente di superare quel justice gap che permane nella nostra società. Questo strumento, inoltre, può anche aiutare gli avvocati stessi a fornire un nuovo modello di business, ovvero utilizzare la piattaforma come sussidio per il cliente.  

L’idea pian piano si è sviluppata fino a quello che è diventato oggi il modello di piattaforma disponibile online. Courtroom5 funziona in modo abbastanza intuitivo: basta creare un account in modo gratuito, ottenendo l’accesso a tutti gli strumenti e al training in modo illimitato. I consumatori devono fornire tutte le informazioni necessarie utili per costruire una difesa che può aiutarli in aula. Non c’è nessuna interazione umana con i consumatori, è un servizio automatizzato e self-service, è il sistema che fornisce tutti i consigli e il supporto legale e che aiuta i clienti a costruire una difesa solida.  

Quando il caso è chiuso e il servizio finito i consumatori rilasciano dei feedback in modo da tenere traccia della piattaforma e lavorare sulle debolezze di Courtroom5 in modo da migliorarlo. L’obiettivo a lungo termine è rendere l’intelligenza artificiale alla base della piattaforma più potente per essere sempre più precisa e accessibile e dare l’opportunità a tutti di difendersi e parlare per sé stessi davanti ad un giudice. Il processo dietro Courtroom5 fa molto affidamento sui riscontri delle persone che la utilizzano e in base alle loro esperienze gli sviluppatori imparano i bisogni reali e le necessità di chi affronta un caso, tra cui documenti e strumenti.  

La differenza di Courtroom5 rispetto alla maggior parte degli strumenti legal tech, come ha sottolineato la CEO, è che la maggior parte degli strumenti legal tech è stata creata per aiutare gli studi legali e migliorare il flusso di lavoro; questa piattaforma, invece, è nata per i consumatori e per chi subisce il sistema giudiziario, uno strumento di justice tech, più che legal tech.
Molte startup si stanno impegnando in questo versante, un dialogo che ha portato alla nascita di Justice Technology Association, una rete di innovazioni tecnologiche e di idee per apportare miglioramenti alla giustizia e ridurre le iniquità. La tecnologia può essere un’arma: è importante, quindi, essere guidati da valori etici, quelli che hanno guidato le fondatrici per rendere la vita più semplice alle persone. La nascita e la necessità di un’azienda come Courtroom5 potrebbero essere un sintomo di un fallimento del sistema giudiziario in sé, perché se i tribunali facessero quello che fa questa piattaforma, non ci sarebbe bisogno di uno strumento atto a sopperire le deficienze del sistema.  

Il corso analizza l’impatto dell’Intelligenza Artificiale e del Metaverso nella professione forense, analizzandone gli sviluppi e illustrando i cambiamenti introdotti da queste tecnologie innovative nella teoria e nella pratica giuridica. Verranno individuate le opportunità offerte dal loro ingresso in campo, le implicazioni etiche e sociali legate al loro utilizzo, ma anche le insidie che possono nascondere.

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