Proprietà intellettuale ed opere digitali: come cambia il copyright

Da oltre trent’anni il diritto cerca di rincorrere la tecnologia per racchiuderla in un quadro normativo completo e uniforme. I tentativi, però, talvolta si rivelano vani, perché la società si trasforma ad una velocità insostenibile per la normativa. Un aspetto molto delicato di questo rapporto è la tutela della proprietà intellettuale e del copyright.

Sebbene gli esseri umani abbiano da sempre utilizzato diversi strumenti e tecnologie per creare e innovare, l’ingegno della forza creativa viene proprio dall’intelletto umano. Con le tecnologie informatiche sempre più simili a noi, come l’intelligenza artificiale, questo concetto viene messo in discussione portando con sé innumerevoli sfide alla normativa relativa alla proprietà intellettuale, in primis dubitando su chi debba essere l’autore: la persona, l’algoritmo o la macchina? Prima di arrivare a questo complesso quesito, la proprietà intellettuale è stata messa a dura prova dalla digitalizzazione dell’opera stessa. Gli strumenti di tecnologia informatica ci hanno permesso di esprimere la nostra creatività in modo completamente diverso da quello tradizionale, attraverso le opere digitali. Questo tipo di opera ha minato la tutela della proprietà intellettuale e del copyright perché le opere digitali sono più a rischio di plagio rispetto alle opere create in modo convenzionale. Questo perché, se da una parte Internet ha promosso una democratizzazione e un maggior accesso alla cultura e all’arte, dall’altra parte la velocità e la reperibilità con cui viaggiano in tutto il mondo può comportare maggiori possibilità di appropriazione indebita.

Le opere digitali, ovvero le creazioni artistiche o letterarie prodotte e distribuite tramite tecnologie digitali, sono una sequenza di dati replicabile e duplicabile in modo esponenziale a livello globale. Tutte le immagini, i suoni e la musica, i video e i film, gli ebook e gli articoli online, i videogiochi e i siti web sono tutte opere vulnerabili e, di conseguenza, lo è anche l’autore. Di conseguenza, da quando le creazioni sono diventate prodotti digitali, vi è stata la necessità di cambiare la normativa relativa al copyright adattandola alle nuove esigenze.   

Le opere digitali, ovvero le creazioni artistiche o letterarie prodotte e distribuite tramite tecnologie digitali, sono una sequenza di dati replicabile e duplicabile in modo esponenziale a livello globale. Tutte le immagini, i suoni e la musica, i video e i film, gli ebook e gli articoli online, i videogiochi e i siti web sono tutte opere vulnerabili e, di conseguenza, lo è anche l’autore. Di conseguenza, da quando le creazioni sono diventate prodotti digitali, vi è stata la necessità di cambiare la normativa relativa al copyright adattandola alle nuove esigenze.
La proliferazione di contenuti digitali ha imposto ai Paesi di garantire una maggiore tutela di tali opere, ed è diventato un tema di crescente importanza in tutto il mondo, soprattutto in Europa. La normativa di riferimento dell’Unione Europea, ovvero la Direttiva 2019/790/U, ha aggiornato la precedente Direttiva 2001/29/CE che aveva già introdotto a sua volta novità sul diritto d’autore e sulla tutela di opere digitali, rafforzando i diritti degli autori e stabilendone le limitazioni, come il diritto di citazione, e le responsabilità dei provider.

Nel resto del mondo, le prime iniziative per apportare cambiamenti relativi alla materia sono arrivate dal Regno Unito con il Copyright, designs and patents act del 1988 e soprattutto dagli Stati Uniti con il Digital Millennium Copyright Act del 1998. La legge americana si concentra sulla proprietà intellettuale e sulla responsabilità dei servizi online in materia di violazione del copyright. Si tratta di uno dei primi testi di legge in materia di tutela del diritto d’autore in ambito online, anticipando le normative successive anche sulla responsabilità dei provider. In anticipo sui tempi, la dottrina americana legifera anche sulle disposizioni in ambito di lavoro da remoto e didattica a distanza.
In Europa, la proprietà intellettuale è stata riconosciuta come diritto fondamentale con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (Articolo 17, paragrafo 2). C’è stata sempre molta attenzione, dunque, riguardo la tutela dell’intelletto umano e la protezione dell’opera, anche in formato digitale. In quest’ottica, la Direttiva 2019/790 del Parlamento e del Consiglio dell’Unione Europea, recepita nella normativa italiana dal dlgs 177/2021, chiamata anche Direttiva copyright, è stata redatta con l’intento di garantire una normativa più chiara e trasparente che fosse al passo con lo sviluppo tecnologico e digitale.  

Il quadro normativo punta a tutelare i creatori di contenuti dai prestatori di servizi di condivisione del web. Questi ultimi devono, infatti, ottenere un’autorizzazione dagli autori sulla condivisione, altrimenti diventano responsabili della violazione del copyright. Le piattaforme di condivisione come i social media, le piattaforme di streaming e tutti i canali web hanno un ruolo cruciale nella lotta alla pirateria e alla contraffazione. Sono le piattaforme stesse a dover tutelare la circolazione legale delle opere digitali proteggendo il diritto d’autore, che implica il diritto esclusivo di riproduzione, trasformazione e comunicazione dell’opera. La direttiva ha cercato di creare una normativa europea armonizzata e trovare un equilibrio tra la tutela dei diritti degli autori e le libertà di espressione e condivisione che il web ha reso così facile.  

Il quadro normativo punta a tutelare i creatori di contenuti dai prestatori di servizi di condivisione del web. Questi ultimi devono, infatti, ottenere un’autorizzazione dagli autori sulla condivisione, altrimenti diventano responsabili della violazione del copyright. Le piattaforme di condivisione come i social media, le piattaforme di streaming e tutti i canali web hanno un ruolo cruciale nella lotta alla pirateria e alla contraffazione. Sono le piattaforme stesse a dover tutelare la circolazione legale delle opere digitali proteggendo il diritto d’autore, che implica il diritto esclusivo di riproduzione, trasformazione e comunicazione dell’opera.La direttiva ha cercato di creare una normativa europea armonizzata e trovare un equilibrio tra la tutela dei diritti degli autori e le libertà di espressione e condivisione che il web ha reso così facile.

La proprietà intellettuale è un argomento molto complesso, perché riguarda l’insieme di diritti che tutelano la creazione umana e che vanno dal diritto d’autore ai brevetti. La facilità di copia, modifica e diffusione nell’era digitale ha reso ancora più impegnativa questa materia. Tutelare le opere nel mondo digitale è possibile, sebbene non facile, attraverso vari metodi, come il watermarking, ovvero l’inserimento di un bollino in filigrana del proprio marchio per evitarne la copia. Un altro metodo è utilizzare le tecnologie DRM (Digital Rights Management) che limitano l’utilizzo, la copia e la distribuzione delle opere digitali. Tuttavia, la loro efficacia può variare a seconda del tipo di contenuto e dei dispositivi utilizzati. Le licenze Creative Commons offrono un modo per dare autorizzazione all’uso dell’opera, un’alternativa alla modalità di riservare tutti i diritti all’autore. Per prevenire modifiche e diffusioni illecite si potrebbero utilizzare strumenti di monitoraggio e individuare utilizzi non autorizzati, anche in collaborazione con le piattaforme che lavorano per la rimozione dei contenuti.

Tutto ciò però non basta: la digitalizzazione mette in crisi sempre più il diritto di autore e di copia con un aumento delle controversie, in crescita esponenziale con le intelligenze artificiali generative. Oggi è molto semplice rendere l’opera “originale” grazie a piccole modifiche di una canzone, di un’immagine o di un’opera letteraria, ovviando così i diritti d’autore.È necessario trovare un equilibrio tra la tutela della proprietà intellettuale e la libertà di informazione e diffusione a cui il web ci ha abituato. Limitare in modo eccessivo la diffusione di opere digitali, d’altra parte, potrebbe non rivelarsi una soluzione efficace e magari far emergere nuovi metodi di contraffazione e pirateria. Come dicevamo, l’intelligenza artificiale sta ponendo nuove sfide ancora più critiche al copyright e alla proprietà intellettuale. Anche il metaverso e gli NFT richiedono modifiche al copyright per la tutela delle opere negli ambienti virtuali. La normativa riguardo l’intelligenza artificiale ha già dato le prime disposizioni in materia di diritto d’autore con l’AI Act, soprattutto relativamente all’addestramento di strumenti di deep learning. La materia, però, è destinata a cambiare e modificarsi ancora per rispondere alle nuove esigenze che stanno emergendo con il progredire delle tecnologie informatiche e dei tentativi di ostacolare la tutela dei diritti che spuntano con esse.

Questo campo è in continua evoluzione, anche perché l’uomo ha sempre creato e non smetterà di farlo, anche attraverso le tecnologie più sofisticate, e la normativa dovrà necessariamente adattarsi.

Il corso si propone di indagare dal punto di vista teorico e pratico l’impiego delle nuove tecnologie nella tutela della proprietà intellettuale. Verranno analizzate, sotto un profilo giuridico, le questioni che l’ingresso di tecnologie innovative come la celebre AI generativa o i Non Fungible Tokens (NFT) pongono nei confronti dei concetti tradizionali di creatività e autorialità. Si approfondirà inoltre come le nuove tecnologie possono essere in grado di agire a protezione dell’opera creativa e del suo autore.

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