Tra le varie modalità con cui lo sviluppo tecnologico e gli strumenti tech sono entrati nel mondo legale troviamo la semplificazione della gestione dei contratti. La contrattualistica è uno dei compiti che toglie più tempo agli avvocati e un supporto può velocizzare il processo, rendendo anche più pratica e accessibile la scrittura.
La tecnologia può essere usata per la revisione dei contratti, per la loro scrittura o per il suggerimento di modifiche. Automatizzare questi processi può far risparmiare molto tempo agli studi legali, ma anche alle aziende che devono redigere contratti e non devono più pagare avvocati per farlo. La strada è ancora lunga e questi strumenti sono ancora in fase di sviluppo, ma è molto probabile che in futuro, tra legal design, intelligenza artificiale e contratti computazionali su blockchain, i contratti non saranno più gli stessi.
Cosa sono gli smart contracts
Proprio la tecnologia blockchain sta sviluppando un nuovo modo di fare accordi: gli smart contracts. Il nome può trarre in inganno proprio perché, ad oggi, gli smart contractsnon possono essere considerati contratti dal punto di vista giuridico, però sono già efficaci in molti settori di applicazione e questo apre la strada a nuove possibilità di utilizzo.
I contratti intelligenti sono basati sulla tecnologia blockchain e si attivano per automatizzare i termini contrattuali in presenza di determinate condizioni. La blockchain di riferimento degli smart contract è Ethereum, sviluppata nel 2015. Si tratta di codici autoeseguibili, cioè che, una volta stabilite le condizioni delle parti, si traducono in codice informatico, attivando il meccanismo if/then, – in presenza di una condizione si verifica una data conseguenza. Gli smart contracts, è bene sottolinearlo, non sostituiscono i contratti tradizionali; grazie a questo processo binario if/then possono essere una soluzione in casi semplici di chiare azioni di causa e conseguenza, ma non dispongono delle capacità per mettere in atto clausole più complesse. Proprio per questo, non sono applicabili in ogni ambito e non si possono dire veri e propri contratti. A causa di questi suoi limiti, lo smart contract potrebbe essere impiegato a sussidio di contratti legali scritti in lingua naturale, ovvero come strumento di esecuzione delle volontà sancite da un contratto legale, come un protocollo esecutivo che si applica in modo automatico senza interventi intermediari, rendendo più affidabili ed efficienti i contratti. Dato che non è un processo soggetto a interpretazioni o all’inadempienza umana degli intermediari, il rischio di errore è minimo e così anche il rischio di controversie.
Nei casi di accordi regolati da smart contracts, se una delle due parti vìola una condizione, il sistema si attiva automaticamente facendo scattare le condizioni pre pattuite. Oltre a limitare l’intervento umano e consentire il risparmio di tempo e denaro, gli smart contracts riducono anche il rischio di frodi e interpretazioni errate, perché tutto avviene in modo trasparente: se accade una cosa, ne consegue un’altra. Tutte le lungaggini relative ad accordi e transazioni vengono ridotte al minimo, perché non c’è bisogno dell’intervento degli intermediari legali e finanziari.
I limiti degli smart legal contracts
Avvocati e notai, però, non vengono messi da parte nella stesura di contratti e atti notarili, perché sono diversi i contesti in cui gli smart contracts sono insufficienti o non validi. Ad esempio, non possono documentare la causa del contratto perché troppo complessa. Come abbiamo detto, questi strumenti si basano su un codice informatico binario (if/then) e non sarebbero in grado di comprendere una complessità negoziale. Un altro ostacolo è la mancanza di interpretazione, che esime da eventuali interpretazioni umane errate ma allo stesso tempo rappresenta un limite. Per questi motivi, in ambito strettamente legale, per il momento, si tende ad utilizzare lo smart contract a sussidio dei contratti veri e propri scritti in lingua naturale, e non con un codice informatico, limitandosi alla stesura delle clausole.
C’è ancora molto scetticismo legato all’efficacia dei contratti intelligenti proprio a causa della loro natura informatica. Sono scritti con un codice informatico e registrati su blockchain: per questo tendono ad essere discriminati rispetto ai contratti giuridici tradizionali, il che impedisce il loro sviluppo e il loro impiego su larga scala. Un primo passo sarebbe riconoscere il linguaggio informatico come linguaggio scritto perché, secondo molti ordinamenti, questo è un presupposto della definizione e del riconoscimento di un contratto.
Le perplessità maggiori relative all’utilizzo di blockchain e intelligenza artificiale nella redazione degli atti sono legate alla sicurezza della privacy. È necessario garantire la protezione dei dati sensibili relativi ai clienti, prevenendo violazioni e fughe di dati. La privacy, però, non è l’unico ostacolo per i sistemi di intelligenza artificiale contrattuale: c’è anche la questione dei bias , ovvero le potenziali discriminazioni e i pregiudizi che potrebbero generare gli strumenti informatici. Questi ultimi sono mezzi, macchine e, quindi, non sono dotati di etica. I testi da cui imparano, però, potrebbero essere connotati da carattere discriminatorio e offensivo nei confronti di determinati gruppi di persone, derivante da un pregiudizio tutto umano. La prevenzione dei bias – frutto dell’ignoranza umana – è una delle sfide principali per l’intelligenza artificiale e deve essere portata avanti in fase di machine learning.
Strumenti di IA per la redazione dei contratti
Gli scettici puntano sul fatto che non possiamo considerare questi strumenti dei veri e propri contratti con un valore giuridico comparabile ad un contratto tradizionale. Anche se sono sempre più diffusi in ambito assicurativo, immobiliare e finanziario, gli smart legal contracts avranno più ostacoli da superare, ma non si esclude che potranno essere equiparati ai contratti tradizionali in futuro.
Ad ogni modo, il contratto – così come lo intendiamo – sta cambiando anche grazie ai software di intelligenza artificiale. Esistono sempre più strumenti che assistono nella redazione e revisione dei contratti offrendo soluzioni e suggerimenti alternativi in base ai rischi. Software come Spellbook legal sono adatti alla stesura di contratti più complessi, una cosa che, al momento, non è possibile fare con gli smart contracts a causa della limitata fruibilità data dall’impossibilità di modificarli.
Uno strumento che può essere considerato l’unione delle due tecnologie, intelligenza artificiale e blockchain, è Accord Project, un progetto che mira a creare uno standard per la redazione dei contratti utilizzando la blockchain. L’obiettivo è semplificarne l’esecuzione garantendo maggiore trasparenza, come si propongono di fare gli smart contracts, ridurre i costi legati alla redazione, alla promulgazione e a tutti i processi legati alla contrattualistica e infine, promuovere sicurezza, affidabilità ed efficienza. Inoltre, questo progetto ambizioso mira a rendere i contratti più accessibili a tutti.
Lo sviluppo in ambito legal tech ha introdotto una nuova prospettiva con cui concepire il contratto, e in futuro è probabile che la sua natura si estenderà, allontanandosi dai classici istituti giuridici sia di civil law che di common law, e che anche a questi strumenti verrà riconosciuto un valore giuridico.
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